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Il Magnesio per la terapia dell’emicrania

 

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Magnesio

Il magnesio, minerale molto usato nella cura della cefalea, fa parte dei 7 minerali “maggiori” presenti nel corpo umano, cosiddetti perchè il fabbisogno giornaliero supera i 100 mg. La dose giornaliera raccomandata è di 400-420 mg nell’uomo e di 310-360 mg nella donna secondo l’età. Il magnesio è molto importante nel mondo vegetale dove è presente all’interno della clorofilla e permette la fotosintesi cioè il processo attraverso cui le piante assorbono anidride carbonica in presenza di luce e producono il glucosio che nutre la pianta insieme all’ossigeno che viene poi liberato nell’aria.

 

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Il magnesio è presente nella clorofilla e permette la fotosintesi

 

Le principali fonti di magnesio nella dieta dell’uomo sono pertanto rappresentate da crusca di frumento e germe di grano, verdure a foglia verde, frutta secca (mandorle, arachidi, nocciole, pistacchi), legumi, cereali, soia, cioccolato amaro.

 

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Contenuto di magnesio per alimento

Il corpo umano contiene circa 25 grammi di magnesio, per il 99% all’interno delle cellule, è presente soprattutto nelle ossa, nei muscoli e nel cervello. Il magnesio è contenuto in oltre 300 enzimi coinvolti nel metabolismo degli zuccheri, dei lipidi e delle proteine e interviene sia nella produzione di energia a livello dei mitocondri sia nel garantire la stabilità di DNA e RNA. E’ inoltre necessario per i processi di riparazione del DNA e il mantenimento di livelli normali di Sodio, Potassio e Calcio.

Fu il prof. Pierre Delbet a scoprire a Parigi, negli anni della prima guerra mondiale, che il lavaggio con una soluzione di Cloruro di Magnesio facilita la guarigione delle ferite stimolando l’attività dei globuli bianchi; i tessuti irrorati con questa soluzione guariscono più facilmente e non vanno incontro ad infezioni. Delbet definì il fenomeno da lui descritto “citofilassi”. Essendo ancora lontana ai suoi tempi l’era degli antibiotici (la penicillina venne scoperta da Fleming nel 1928) le osservazioni di Delbet permisero di prevenire con maggior successo le sovrainfezioni batteriche delle numerose ferite di guerra. Ben presto le osservazioni di Delbet portarono alla luce altri aspetti dell’azione del Magnesio. Curiosa è la scoperta dell’effetto tonico e anti-astenico: alcune infermiere riferirono al Professore che avevano cominciato a bere una soluzione di Magnesio per vincere la fatica e lo stress lavorativo dopo aver osservato l’effetto positivo ed euforizzante sui malati.

 

Questa osservazione aprì la strada alle successive scoperte sul significato biologico di questo minerale che influenza vari aspetti della salute: il Magnesio non solo potenzia le difese immunitarie ma agisce in modo diffuso nell’organismo. E’ stata chiarita l’importanza del magnesio nel mantenere il normale tono dell’umore e nella prevenzione di molteplici malattie: quelle cardiovascolari, l’ipertensione, il diabete, l’osteoporosi.

Considerando la sua importanza nei processi metabolici e nel funzionamento del sistema nervoso e vascolare, non stupisce che si sia dimostrato utile anche nella terapia dell’emicrania. Il magnesio è il trattamento per l’emicrania che più si avvicina a una terapia ideale nello stesso tempo efficace, priva di rischi e di effetti collaterali, sicura in gravidanza e poco costosa. Questo è il motivo per cui è stato proposto come trattamento a cui si dovrebbero sottoporre tutti i pazienti con emicrania (1). Il magnesio viene spesso utilizzato sotto forma di compresse di ossido di magnesio alla dose ben tollerata di 400 mg al giorno. Gli effetti collaterali più frequenti sono i crampi addominali e la diarrea, trattabili riducendo il dosaggio. La diarrea è un meccanismo di difesa che previene l’insorgenza della tossicità del magnesio che può manifestarsi con debolezza muscolare, insufficienza cardiaca e respiratoria. Dal momento che l’eliminazione del magnesio avviene attraverso i reni, i pazienti con patologia renale presentano un rischio maggiore di tossicità. Il magnesio per via orale è classificato come sicuro in gravidanza fino alla dose di 400 mg al giorno e pertanto si può utilizzare come trattamento antiemicranico preventivo in giovani donne che desiderano la gravidanza.

Come si spiega l’effetto positivo del magnesio nell’emicrania? Il magnesio è coinvolto nella “cortical spreading depression” dell’aura emicranica, nella liberazione dei neurotrasmettitori, nell’aggregazione piastrinica e nella vasocostrizione, tutti fenomeni importanti nello sviluppo dell’attacco emicranico. La carenza di magnesio provoca inoltre la sintesi e il rilascio della sostanza P che agisce sulle fibre nervose sensitive producendo dolore.

Solo il 2% del magnesio corporeo si trova nel sangue e il valore complessivo di magnesio plasmatico può essere normale nell’emicrania. Nel 50% degli emicranici risulta però ridotta la quota di magnesio in forma ionizzata (Mg ++) che è quella biologicamente attiva, in grado di influenzare il tono vascolare e le funzioni di molti neurotrasmettitori, per prima la serotonina. E’ dimostrato che una parte dei soggetti emicranici presenta una carenza di magnesio, o almeno della sua forma attiva ionizzata, ed è stata evidenziata una carenza di magnesio nei soggetti emicranici tra una crisi e l’altra (2). Sono numerosi gli studi che dimostrano l’efficacia della terapia preventiva con magnesio nel ridurre il numero e l’intensità degli attacchi soprattutto in alcuni tipi di emicrania come l’emicrania mestruale (3), l’emicrania con aura e l’emicrania dell’infanzia. Data l’ottima tollerabilità del magnesio questo minerale dovrebbe essere il trattamento di prima scelta nei bambini e nelle donne che desiderano la gravidanza. Buoni risultati si ottengono anche in acuto in Pronto Soccorso con il solfato di magnesio somministrato in infusione endovenosa negli attacchi di emicrania più intensi: uno studio dimostra la completa scomparsa del dolore 15 minuti dopo l’infusione di 1 grammo di solfato di magnesio nell’80% dei pazienti (4).

Autore: Dr. Domenico Piazza

(1) Why all migraine patients should be treated with magnesium; Mauskop A, Varughese J; J Neural Transm. 2012 May; 119 (5); 575-9.

(2) Talebi M, Savadi-Oskouei D, Farhoudi M, et al. Relation between serum magnesium level and migraine attacks. Neurosciences (Riyadh). 2011;16(4):320-323.

(3) Mauskop A, Altura BT, Altura BM. Serum ionized magnesium levels and serum ionized calcium/ionized magnesium ratios in women with menstrual migraine. Headache. 2002;42(4):242-248.

(4) Intravenous magnesium sulfate rapidly alleviates headaches of various types; Mauskop A, Altura BT, Cracco RQ, Altura BM; Headache 1996 Mar;36(3):154-60.

 


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Qual’è la causa dell’emicrania? Emicrania e ereditarietà

L’emicrania è il tipo più frequente di mal di testa e colpisce circa il 25% delle donne e l’8% degli uomini; una delle domande che vengono rivolte più spesso al medico è “l’emicrania è ereditaria?”. L’emicrania è una malattia genetica complessa nel senso che predisposizione genetica e ambiente cooperano al suo sviluppo. Esistono delle mutazioni genetiche che facilitano la comparsa dell’emicrania e probabilemente non si tratta di un solo gene, ma di più geni trasmessi contemporaneamente. Anche in presenza di questi geni è possibile che l’emicrania non si manifesti e che compaia solo  quando sono presenti anche fattori ambientali come lo stress o fattori ormonali. Potremmo immaginare due gemelli con la stessa predisposizione genetica all’emicrania, uno di sesso femminile che vive a Milano e fa un lavoro stressante (mamma lavoratrice), che diventerà sicuramente preda di feroci attacchi di emicrania, e un altro di sesso maschile che ha scelto di vivere ai Caraibi come addetto in una tranquilla struttura turistica e che per tutta la vità non conoscerà mai il mal di testa.

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Esiste una predisposizione familiare all’emicrania e ciò significa che chi soffre di emicrania facilmente ha qualche consanguineo che presenta lo stesso problema. Analizzando il rapporto genitori-figli possiamo dire che se un genitore è emicranico esiste il 40% di probabilità che anche il figlio lo sia, mentre se entrambi i genitori soffrono di emicrania la percentuale sale al 90%.

Il fatto che la predisposizione emicranica sia più frequente all’interno di certe famiglie dipende dal ruolo  che possono avere i geni nello sviluppo di questa patologia, anche se finora sono stati identificati soltanto i geni che causano alcune forme rare di emicrania come l’emicrania emiplegica famigliare.

La mutazione del gene codificante il canale del calcio sul cromosoma 19 interferisce con la secrezione di Serotonina (5-HT) nel mesencefalo. La disfunzione di questi canali potrebbe pertanto alterare i livelli di serotonina e predisporre i pazienti all’emicrania o disattivare i meccanismi di controllo del dolore.

Qual’è la causa dell’emicrania?

La prima teoria sull’origine dell’emicrania è stata quella vascolare che supponeva l’esistenza di un’alterazione della vasoregolazione delle arterie cerebrali con una prima fase di vasocostrizione a cui corrisponde l’aura emicranica e una fase successiva di vasodilatazione, caratterizzata dal dolore.

Negli ultimi anni, con l’aiuto delle tecniche che permettono di visualizzare l’attività del cervello, si è dimostrato che nel corso dell’attacco emicranico si modifica l’attività delle cellule nervose in alcune zone cerebrali mentre i fenomeni vascolari sono secondari.

Questo è evidente soprattutto nell’aura emicranica quando nella corteccia del lobo occipitale, responsabile della percezione visiva, le cellule nervose inizialmente si depolarizzano e poi si deprimono; lentamente questo stato di ipoattività dei neuroni si allarga alle zone cerebrali circostanti, causando le alterazioni visive proprie dell’aura emicranica. Per effetto del  “black-out” delle cellule nervose si verifica una riduzione del flusso di sangue nelle zone di corteccia cerebrale interessata.

Spesso i pazienti riferiscono la presenza di dolore al capo irradiato alla regione cervicale o viceversa; questa associazione è spiegata dal coinvolgimento nell’attacco emicranico delle fibre del nervo trigemino che convergono con le fibre delle prime due radici cervicali a formare il complesso trigemino-cervicale. Durante l’attacco di emicrania si suppone l’attivazione del nucleo trigeminale, insieme ad altri nuclei del sistema nervoso centrale.


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Che cos’è l’emicrania?

Che cos’è l’emicrania?

L’emicrania non è una semplice cefalea ma un evento che causa un’ampia varietà di sintomi oltre al dolore: il paziente può riferire dolore alla testa accompagnato da nausea, vomito, giramenti di testa, debolezza, fastidio per la luce e i rumori, difficoltà a sopportare gli odori e talora anche i profumi.

Il dolore può essere limitato a qualche zona della testa ma altre volte si estende a parti del viso o arriva al collo.

La variabilità dei sintomi è tale che è difficile trovare due pazienti con sintomi identici e a volte lo stesso paziente presenta sintomi diversi tra un attacco e l’altro.

Vi sono però alcuni elementi che possono indirizzarci più facilmente verso la diagnosi di emicrania e che emergono con le seguenti domande:

  • il mal di testa interferisce con le normali attività quotidiane, con il lavoro o le attività di svago?
  • è presente ipersensibilità alla luce, ai rumori o agli odori?

  • è presente nausea insieme al mal di testa?

  • il mal di testa è alleviato dal sonno?

  • altri familiari soffrono o hanno sofferto di mal di testa?

  • se sei una donna, il mal di testa si presenta anche in concomitanza del flusso mestruale?

Se la risposta a una o più di queste domande è affermativa allora è probabile che il nostro mal di testa sia un’emicrania.

 

Ho più di un tipo di mal di testa: è sempre emicrania? può essere una cefalea da sinusite?

Comunemente chi soffre di emicrania non ha sempre lo stesso tipo di dolore: a volte il dolore può essere sopportabile e a volte più intenso fino a diventare completamente disabilitante. Generalmente si tratta sempre di emicrania ma con un’espressione diversa: l’esempio più tipico nelle donne è quello di chi soffre di attacchi particolarmente intensi nella fase premestruale o mestruale, accompagnati da nausea e vomito, e attacchi più leggeri negli altri periodi del ciclo.

Entrambi i tipi possono scomparire con la terapia antiemicranica indipendentemente dalla loro intensità.

Spesso chi si rivolge al medico pensa che il mal di testa sia provocato dalla sinusite. Il motivo di questo sospetto è che ha notato una coincidenza tra mal di testa e cambiamenti di tempo, oppure perchè assumendo antinfiammatori nota un miglioramento.

In realtà anche l’emicrania può essere scatenata da cambiamenti climatici come le variazioni di temperatura, un particolare tipo di clima, oppure nelle giornate ventose. Inoltre anche l’attacco emicranico viene curato con l’assunzione dei farmaci antinfiammatori.

La sinusite deve essere esclusa nel corso della visita, ma ricordiamo che mentre l’emicrania è estremamente frequente (25% delle donne e 8% degli uomini), la sinusite come causa di cefalea è un evento raro.

 


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Farmaci e terapie complementari per l’emicrania, linee guida 2012

Una visita per cefalea presso un medico specialista o un Centro Cefalee ha lo scopo di individuare qual’è il  tipo di mal di testa di cui si soffre (è un’emicrania, una cefalea tensiva o una cefalea a grappolo?) In base alla diagnosi vengono fornite le indicazioni terapeutiche per controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita.

In questa pagina viene considerata la terapia preventiva dell’emicrania, quindi non come viene curato il singolo attacco emicranico, ma come si previene l’emicrania riducendo la frequenza complessiva degli attacchi. La terapia preventiva è consigliata soprattutto a chi presenta molti attacchi, ma secondo l’American Headache Society  di fronte a un 38% di emicranici potenziali candidati alla prevenzione solo una minima parte intraprende questo tipo di terapia.

Quando viene formulata la diagnosi di emicrania (con aura / senza aura) devono essere prescritti farmaci per i quali sia stata dimostrata scientificamente l’efficacia nella prevenzione dell’emicrania. Vediamo allora quali sono le indicazioni in tal senso secondo le ultime linee-guida dell’American Headache Society del 2012. Sono messi tra parentesi i farmaci non presenti in Italia.

Farmaci di provata efficacia nella  prevenzione dell’emicrania (livello di raccomandazione A: cioè elevata efficacia supportata da una notevole significatività statistica)

1) β-bloccanti: propranololo, metoprololo, timololo

2) antiepilettici: valproato di sodio, topiramato, (divalproex sodico): possono essere di prima scelta nelle forme con attacchi molto frequenti e nelle emicranie croniche; bisogna ricordare che il valproato può sia indurre malformazioni sia ostacolare lo sviluppo cognitivo nel feto se assunto durante la gravidanza, specialmente nel primo trimestre quando è più facile che la donna non sappia di essere incinta; per questo motivo dovrebbe essere usato solo se necessario e sempre abbinato a un metodo contraccettivo valido; il topiramato è stato associato ad aumento del rischio di schisi orale nei neonati esposti durante il primo trimestre di gravidanza. Ricordo anche che un recente studio di confronto ha stabilito che una regolare attività fisica  risulta essere efficace quanto il topiramato nel prevenire l’emicrania (vedere il post su attività fisica e prevenzione dell’emicrania)

3) triptani per la prevenzione intermittente dell’emicrania mestruale: frovatriptan

4) aggiungo il calcio-antagonista flunarizina presente in Italia e non presente nel mercato USA, tra i farmaci di provata efficacia.

Farmaci con probabile efficacia (livello di raccomandazione B):

1) β-bloccanti: atenololo, nadololo

2) antidepressivi : amitriptilina  (è efficace contro l’emicrania a dosi molto più basse di quelle necessarie per la terapia antidepressiva), venlafaxina

Nello studio citato (Bulut S, Berilgen M, Baran A, et al. Venlafaxine versus amitriptyline in the prophylactic treatment of migraine: randomized, double-blind, crossover study. Clin Neurol Neurosurg. 2004;107:44–48)  gli antidepressivi amitriptilina e venlafaxina sono ugualmente efficaci nella prevenzione dell’emicrania e la venlafaxina risulta meglio tollerata.

3) triptani per la prevenzione intermittente dell’emicrania mestruale:  zolmitriptan  (naratriptan)

Considerando che spesso a chi soffre di emicrania vengono suggeriti trattamenti alternativi non farmacologici, che includono prodotti a base di erbe o fitoterapici, integratori quali i sali minerali, vitamine e quant’altro, considero utile riprendere le conclusioni dell’American Headache Society su questo argomento. 

Le linee-guida citate considerano come terapia di  provata efficacia solo la seguente:

1) ( il Petasites  hybridus  o Butterbur, cioè la radice della pianta detta farfaraccio, non in commercio in Italia nella formulazione testata negli studi clinici. Gli estratti di farfaraccio possono ridurre la frequenza dell’emicrania fino al 60%, ma è importante che nel processo di estrazione vengano rimossi gli alcaloidi pirrolozidinici che sono tossici per il fegato e  sono genotossici e cancerogeni; per questo motivo sono sconsigliati gli estratti non titolati, l’uso in gravidanza e allattamento, e l’uso prolungato).

Sono invece considerate terapie con probabile efficacia le seguenti:

1) magnesio

2) riboflavina (vitamina B2)

Nell’emicrania è stata evidenziato un aumento dell’eccitabilità cerebrale tra un attacco e l’altro. Questo può essere causato da una carenza di magnesio, che si corregge con l’integrazione di magnesio attraverso la dieta o l’assunzione di composti di magnesio, o da una disfunzione dei mitocondri  che producono meno energia e sono aiutati dalla somministrazione di vitamina B2.

3) MIG-99, un estratto di Feverfew  o Tanacetum parthenium

Altri farmaci presenti in Italia presentano nelle nostre linee-guida un livello di  raccomandazione più basso per es. cinnarizina, diidroergotamina a rilascio prolungato.

Per altri farmaci invece sono insufficienti e contrastanti le prove  sull’ efficacia nella prevenzione dell’emicrania: in particolare per alcuni antidepressivi inibitori selettivi del reuptake della serotonina (i cosiddetti SSRI) come paroxetina, escitalopram, fluvoxamina, fluoxetina e sertralina. Bisogna anche ricordare che i farmaci SSRI e SNRI possono interferire con i triptani usati nella terapia dell’attacco emicranico e provocare la pericolosa sindrome serotoninergica.

Chi vuole approfondire l’argomento può consultare il link seguente:

http://www.americanheadachesociety.org/new_guidelines_treatments_can_help_prevent_migraine/


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Bere più acqua fa bene all’emicrania?

Uno degli scopi di questo blog è di parlare dei rimedi che vengono impiegati dai pazienti per affrontare il loro mal di testa: questi mezzi si diffondono a velocità impressionante grazie a Internet ed è importante distinguere ciò che c’è di buono dal resto.  Allora parliamo prima di tutto di acquaidratazione; semplice come bere un bicchiere d’acqua si potrebbe dire ma con lo svantaggio che delle cose più semplici spesso non si parla se non hanno un risvolto commerciale.

Ho scoperto navigando in Internet un trucco-terapia che è utilizzato sia dai pazienti emicranici che dai pazienti con cefalea a grappolo: consiste nel bere acqua o idratarsi. Questa forma di terapia anche se non è ancora stata indagata bene dal mondo medico sembra avere delle basi razionali e si è sviluppata attraverso la sperimentazione di “volontari” che descrivono la loro esperienza.

Il rapporto tra disidratazione ed emicrania è stato stranamente poco studiato in ambito medico e solo nel 2004 è apparso uno studio che per la prima volta evidenzia come la disidratazione sia spesso, fino a un terzo dei casi, il fattore che scatena l’emicrania (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14979888; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15953311). Però dopo queste osservazioni iniziali nessuno ha approfondito l’argomento.

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Non dimenticate la vostra scorta d’acqua

Lo spunto iniziale è stato fornito dalle osservazioni comparse sui siti americani dedicati alla salute da parte di pazienti che hanno utilizzato bevande sportive reidratanti per combattere l’emicrania. Queste bibite hanno la caratteristica di contenere oltre all’acqua elettroliti e zuccheri, e sono utili a chi disperde molti liquidi facendo sport. In sintesi si afferma che bere un paio di bicchieri di una bevanda idrosalina all’inizio dell’attacco o sorseggiarla quando l’attacco è in corso serve in alcuni casi a farlo cessare. Questa soluzione è stata sperimentata probabilmente per caso e poi si è diffusa sul Web: i commenti di chi l’ha provata indicano che in alcuni casi funziona anche se nessuno finora ha stabilito la percentuale di successo. La reidratazione con acqua o con bibite idrosaline sembra quindi una possibile alternativa che evita il ricorso ai farmaci analgesici. Ma quando ci si può attendere la scomparsa del mal di testa con un sistema così semplice e perchè funziona?

La risposta più probabile è che l’assunzione di bevande contenenti elettroliti sia utile nel trattare gli attacchi di emicrania scatenati dalla disidratazione. Ma si può arrivare ad essere così disidratati da avere persino mal di testa? Un luogo comune da sfatare è che la disidratazione provochi automaticamente sete. Invece la sensazione di sete presenta una grande variabilità da un individuo all’altro e coloro che non avvertono la sete devono invece “ricordarsi” di bere. Sono questi che più facilmente vanno incontro alla disidratazione. Inoltre molte delle  situazioni che scatenano l’attacco di emicrania dipendono da disidratazione o per eccessiva sudorazione (attività sportiva, calore, esposizione al sole, febbre) o per ridotta introduzione di liquidi (si pensi soprattutto agli attacchi che compaiono durante il sonno; quante persone hanno caldo di notte e si svegliano con la bocca secca?). Ricordiamo poi che durante l’attacco di emicrania la nausea impedisce di bere e l’eventuale vomito aggrava la carenza di liquidi nell’organismo. Il trattamento in Pronto Soccorso dell’attacco emicranico comprende l’infusione di liquidi per questo motivo (vedi emicrania e magnesio).

I pazienti emicranici devono domandarsi se bevono normalmente in quantità sufficiente; in caso contrario la disidratazione è un possibile fattore scatenante dei loro attacchi. In questo caso è necessario bere tutti i giorni  almeno 6 – 8 bicchieri di acqua e provare ad assumere più liquidi quando si sente che sta iniziando l’attacco di emicrania. Credo che l’effetto positivo descritto con le bevande sportive sia dovuto al fatto che reidratano più rapidamente dell’acqua contenendo anche sali di sodio e potassio. Ovviamente bisogna ricordare che oltre ai sali queste bibite contengono una modesta quantità di zuccheri e hanno un contenuto calorico.

A parte sarà invece descritta l’esperienza dei pazienti con cefalea a grappolo (cluster headache) che hanno sperimentato e poi descritto la terapia dell’acqua.

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Acqua per tutti

Autore: Dr. Domenico Piazza


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Emicrania e cefalea tensiva: classificazione

 

Sul termine cefalea esiste molta confusione. Cefalea non è sinonimo di emicrania, è un termine più generico che indica semplicemente un sintomo: il “mal di testa”.

Infatti cefalea è un termine derivato dal greco dove “kefalos” vuol dire testa.

Quindi cefalea indica genericamente “mal di testa”.

Una generica cefalea a sua volta può essere di tipi diversi, e qui entrano in gioco altri termini come “emicrania” o “cefalea tensiva” che indicano dei tipi particolari di cefalea.

La parola “emicrania” vuol dire “mezza testa”, ed è nata quindi per indicare quelle forme molto comuni di mal di testa che colpiscono solo un lato, destro o sinistro, della testa.

Ma in epoca moderna emicrania è diventato un termine più complesso cioè indica una forma particolare di mal di testa, che deve possedere una serie di caratteristiche e non basta che colpisca un solo lato.

Queste caratteristiche sono state definite ed elencate  dalla Società Internazionale delle Cefalee, che si è presa il compito di definire non solo l’emicrania, ma anche gli altri tipi esistenti di cefalea.

Così è nata la classificazione della Società Internazionale delle Cefalee, la cui ultima versione è quella del 2004.

Rivolta agli addetti ai lavori non chiarisce tuttavia gli interrogativi di chi si avvicina per la prima volta all’argomento.

Lasciando a chi vuole il compito di consultare la classificazione delle cefalee tramite web, e ricordando che quanto qui descritto non sostituisce una accurata visita medica,  può essere utile affrontare il discorso fornendo delle linee di orientamento.

Il mal di testa può essere la spia di un disturbo anche grave che necessita di visita medica e di esami specialistici.

Spesso al termine di questo percorso viene fatta la diagnosi di cefalea primaria.

Questo è lo snodo principale. Cosa si intende per cefalea primaria? Significa che gli esami fatti non hanno evidenziato nessuna causa evidente di cefalea escludendo una cefalea secondaria a qualche altra malattia (cefalea secondaria o sintomatica). Se non esistono altre malattie il mal di testa viene definito cefalea primaria o essenziale.

In altre parole se il dolore ha una causa dimostrabile, per esempio una sinusite, allora è “secondario”, cioè curando la sinusite scomparirà anche il dolore. Se invece non c’è causa evidenziabile allora il mal di testa si produce da solo ed è detto “primario”.

Le due forme più comuni di cefalea primaria sono l’emicrania e la cefalea tensiva.

Ecco due termini che si incontrano spesso quando si parla di mal di testa ma che dobbiamo usare nel modo corretto.

Innanzitutto l’emicrania e la cefalea tensiva hanno una cosa in comune: sono cefalee primarie e se sono stati fatti degli accertamenti medici questi non hanno evidenziato delle patologie che possano causare mal di testa.

In un certo senso la loro origine risulta più misteriosa, proprio perché sono delle cefalee essenziali.

Sulla causa di queste cosiddette cefalee essenziali parlerò in un’altra pagina.

Ma anche se entrambe sono cefalee essenziali, emicrania e cefalea tensiva sono molto diverse tra di loro, e le caratteristiche principali sono riportate proprio nella Classificazione di cui si parlava sopra.

Principali caratteristiche dell’emicrania:

-è un tipo di mal di testa che si manifesta con attacchi che durano da 4 a72 ore

-il dolore è pulsante, colpisce un solo lato della testa, è di intensità media o forte, aumenta con la normale attività fisica,per esempio camminando o salendo le scale, si associa talvolta a nausea, vomito, fastidio per la luce, fastidio per il rumori.

Secondo la classificazione non devono essere presenti contemporaneamente tutte le caratteristiche elencate ma un certo numero di queste.

Cercando di comprendere in una sola descrizione quanto elencato sopra si tratta di un mal di testa che colpisce persone per il resto in buona salute, ma che si trovano a far fronte a degli attacchi anche feroci, che impediscono il più delle volte di lavorare, e rendono penoso anche solo il muoversi per casa, spesso costrette all’immobilità nell’attesa che l’attacco passi.

E’ fondamentale la presenza di un dolore intenso, che in parte o completamente impedisce di  svolgere qualunque attività. Che non si tratti di esagerazioni lo dimostra il fatto che spesso sono impossibili tutte le attività di svago o sportive del tempo libero. Quindi l’emicrania è un nemico non solo del lavoro, inteso come produzione, ma anche dello svago e delle attività creative.

Con quanto qui detto si è dato solo un cenno generale sull’emicrania, in realtà nella classificazione sono descritti sotto questa voce 6 tipi diversi, ognuno con le sue problematiche.

Comunque lo scopo di questo blog è quello di dare un primo orientamento, ricordate la metafora dei meridiani?

Principali caratteristiche della cefalea tensiva:

-il dolore è bilaterale, con sensazione di qualcosa che stringe o pesa (non pulsa),  con  intensità lieve o media,  non peggiora con la normale attività fisica, si può associare a   lieve nausea oppure a intolleranza alla luce o ai rumori.

-la durata è molto più variabile dell’emicrania perchè va da mezz’ora a 1 settimana, fino alle  forme croniche.

Anche in questo caso non è necessaria la presenza di tutti questi criteri ma di un certo numero, come specifica la classificazione.

Da questo elenco possiamo ricavare che la cefalea tensiva è meno forte dell’emicrania, è di tipo diverso, cioè non pulsa, è meno invalidante, a meno che non diventi cronica e allora può incidere sulla qualità della vita.